La guarigione vera in cui un tumore rappresenta un evento analogo a tanti altri non è contemplata dal sistema farmaco terapeutico intensivo. Lo dimostra l’elevata incidenza di burn-out tra gli oncologi addetti ai DH, ai reparti di degenza e alla assistenza dei malati terminale. I medici di questi reparti dopo anni di programmazioni terapeutiche si trasformano in “robot bruciati” dalla depressione e dal fallimento della loro attività. La mortalità dei “pazienti con forme avanzate” supera abbondantemente il 50%. Figure professioni di alto livello si trasformano in operatori distaccati dai malati, esauriti professionalmente, in attesa della pensione.
Chi considera il cancro una malattia genetica innata, inevitabilmente non trova la cura che guarisce il malato. Ogni malato che prende in carico è un terno a lotto, senza sapere se la terapia funzionerà e se vivrà o no. Chi invece considera il cancro un sintomo di una malattia metabolica degenerativa, dove il danno genetico è “epigenetico“, allora la guarigione è possibile. La povera giornalista delle Iene Nadia Toffa deceduta nell’agosto 2019 a soli quaranta anni, attirò la mia attenzione con la storia del paziente Antonio guarito da cancro metastatico e con l’intervista al dott Valter Longo sulla utilità della Mima digiuno per allungare la vita. A dicembre 2017 un malore portò la giornalista alla diagnosi di Tumore Cerebrale e nonostante le cure dopo circa 21 mesi è deceduta.
La parola guarigione è usata dai giornalisti in molte trasmissione a sproposito. E’ usata per rassicurare la gente che di cancro si guarisce. Se è vero in certi tumori, in altri le parole vanno pesate prima di pronunciarle. Il caso di Nadia Toffa dispiace perchè non si può trasformare una persona famosa in un esempio di persona guarita dopo pochi giorni dalla fine delle terapie. I giornalisti di oggi non conoscono Gigi Ghirotti il giornalista che morì dopo due anni di sofferenza nel 1974. Invito tutti, soprattutto i giornalisti che scrivono in sanità, a comprare il suo libro “Il lungo viaggio nel tunnel della malattia“. Molti anni sono passati, ma la guarigione dal cancro è una parola per molti sconosciuta. Anche i necrologi dovrebbero contenere la verità e non nascondere la causa della morte.
Guarigione significa vivere senza paura e senza illusioni. Chi scopre di avere questa malattia, la prima cosa che percepisce è la paura, il panico, la perdita di certezza sul futuro. Il compito del medico in questo momento è fondamentale per informare la persona della situazione. L’uso delle parole deve essere oculato e al tempo stesso chiaro e sincero. La persona deve sapere quali sono le aspettative di vita, le possibilità di guarigione e quelle di insuccesso. Questo non è successo con Nadia Toffa. I tumori non sono tutti uguali, alcuni sono benevoli, altri sono aggressivi. La disinformazione regna sovrana e lo stato della malattia è spiegato con i referti TAC e PET.
La definizione della parola Guarigione fu definita nel 2016 a Carpi (Modena) alla Festa dei Guariti. Ogni persona guarisce in modo diverso da un altra. Non c’è un protocollo che assicura il buon esito delle cure. Il filo conduttore che unisce queste persone è la Forza di volontà di uscire dalla Comfort Zone. Lo stile di vita della società del benessere genera un baco che dall’interno del corpo colpisce milioni di persone con il “Morbo del Secolo”.
La Guarigione si consegue rimuovendo le cause che hanno generato l’alterazione genetica. L’epigenetica insegna che l’uomo è soggetto agli stimoli dell’ambiente in cui vive. Le tre entità Corpo, Mente e Anima risentono all’unisono di tutte le noxe che nel corso del tempo agiscono nei vari livelli. Dal primo istante in cui l’individuo è stato creato nell’utero della madre inizia un processo di sviluppo che è rappresentato dal ciclo della vita. Dalla Fecondazione-Nascita alla Morte, ogni individuo crea il suo destino in parte per propria volontà, in parte per volontà esterne modellando il suo patrimonio genetico.
Il libro Il cibo sia la tua medicina spiega come la salute sia una interazione dinamica tra Corpo, Mente e Anima. Da cellule che lavorano in simbiosi con la mente è possibile accedere e percepire l’energia individuale che è colleganta con quella dell’universo. L’uomo non è una entità meccanica svincolata dalla spiritualità del mondo. Questa mentalità sta alla base della sofferenza e dellla paura della morte.